venerdì 1 febbraio 2013

Ufficio stampa o giornalismo?

Sono anni che affronto questo tema: ufficio stampa e giornalisti.
Mi occupo di comunicazione e pubbliche relazioni da oltre 10 anni. Agli inizi ho lavorato come addetta stampa. Non sono una giornalista, ma ho dovuto confrontarmi con loro più e più volte; direi più che confrontarmi, ho palesemente passato le mie “produzioni” alle redazioni che si sono occupate di tagliarle attentamente e incollarle negli spazi. Ed ecco fatto l'articolo di giornale.
Se notate, molte delle informazioni istituzionali che trovate sui giornali sono le stesse, senza distinzione alcuna tra giornali. Sono comunicati stampa creati da chi, come me, lavorava o lavora negli uffici stampa e produce idee, testi e scritti da divulgare al pubblico.
La cosa che mi fa più ridere è data dal fatto che i comunicati dovranno anche essere scritti seguendo delle regole precise, che permettono al giornalista di faticare ancora meno: i periodi devono essere intuitivamente scollegabili tra loro, le frasi corte e la punteggiature semplice, in modo da dare la possibilità alle redazioni di prendere qualche periodo tagliarne altri, miscelare il tuo elaborato nel modo migliore ed ecco pronto l'articolo.
Quando lavoravo nella moda, poi, la situazione era anche peggiore. Al danno si aggiungeva la beffa: non bastavano più solo i comunicati, servivano anche i pensierini da inviare alle giornaliste, elaborare un media plan che ti permettesse di avere abbastanza pubblicità sui giornali sui quali volevi che uscissero le tue notizie e le tue immagini.
Elaborare, modificare, mettere del proprio, fa parte del vostro lavoro. Siete pagati per farlo, quindi fatelo.

Tanti giornalisti che lavorano negli uffici stampa lo fanno come secondo lavoro per guadagnare di più e come seconda scelta quando non hanno la possibilità di lavorare nelle redazioni: esistono realtà in cui trovi persone a capo dell'ufficio stampa che lavorano poi anche in qualche redazione di testata. Scorretto e sbagliato, perché viene a cadere immediatamente il principio di libertà e indipendenza del giornalista, che avrà pur sempre un interesse privato nel comunicare qualcosa, mentre dovrebbe, per l'interesse pubblico, semplicemente dare informazioni disinteressate al pubblico di riferimento.
O almeno, così è come la penso io.

Quando, ancora troppo giovane per saperlo, ho scoperto che per lavorare in un ufficio stampa pubblico dovevi essere necessariamente un giornalista, sono svenuta e ho pianto per un mese quasi. Mi sono chiesta come fosse possibile una cosa del genere. Perché io che per anni ho fatto questo mestiere per grandi aziende, ho gestito le crisi e ho dato IO il lavoro ai giornalisti, ho creato relazioni ad ogni ora del giorno e della notte e ho studiato ogni strumento per rendere migliore il messaggio, non potevo essere parte di un ufficio stampa di un'istituzione. Eppure, non sono diversa da un altro addetto stampa, magari ho anche più esperienza di un giornalista che non sa neanche come gestire determinate cose. Far parte di un ufficio stampa significa anche avere la prontezza di risolvere i problemi, e questo non lo sai fare solo se hai un tesserino inutile da giornalista.
Due pesi due misure?

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